Józef Ulma, classe 1900, abile frutticoltore e appassionato apicoltore, che coltivava anche interessi culturali ed era attivissimo nel circolo della Gioventù Cattolica. Divorava libri e coltiva anche l’hobby della fotografia. Grazie a quest’ultima sua passione oggi disponiamo di un’ottima documentazione fotografica della sua famiglia. Conobbe Wiktoria Niemczak (nata nel 1912), della quale si innamorò e che sposò nel 1935. Nacquero sei figli: Stanisława (detta Stasia), il 18 luglio 1936; Barbara (detta Basia), il 6 ottobre 1937; Władysław (detto Wladzio), nato il 5 dicembre 1938; Franciszek (detto Franuś), nato il 3 aprile 1940; Antoni (detto Antoś), nato il 6 giugno 1941; Maria (detta Marysia), nata il 16 settembre 1942. Quando ebbe inizio la sistematica deportazione verso i campi di concentramento degli ebrei presenti sul territorio polacco, riuscirono a salvarsi solo quelli che si fecero ospitare e nascondere dai vicini di casa. I coniugi Ulma in casa loro nascosero non una, ma ben otto persone, approfittando di abitare lontano dal centro abitato e quindi, almeno teoricamente, meno esposti alle perquisizioni. Si presume che a fare la spia possa essere stato il poliziotto di origine ucraina. Włodzimierz Leś, che per lungo tempo aveva riscosso il “pizzo” da una delle famiglie ebree ospitate dai coniugi Ulma, al punto da riuscire in pochi mesi a succhiarne l’intera proprietà, salvo poi rivelarne ai superiori il nascondiglio, quando questa risultò nell’impossibilità di continuare a pagare.
Fu così che, la mattina del 24 marzo 1944, i nazisti circondarono la casa degli Ulma e riuscirono con facilità a catturare gli otto ebrei in essa ospitati, giustiziati tutti con un colpo alla nuca. Venne poi il turno dei padroni di casa, colpevoli di aver dato loro ospitalità: Józef e Wiktoria vennero crivellati di colpi sulla porta di casa, davanti ai loro bambini e a molti testimoni costretti ad assistere all’esecuzione e per i quali deve servire come monito. Il pianto disperato dei sei figli infastidì non poco i nazisti, che non esitarono a sterminarli tutti.
«Vi abbiamo tolto il fastidio di dover pensare a loro» dissero in tono beffardo agli atterriti compaesani, che in una manciata di minuti si erano visti sterminare sotto i loro occhi ben sedici persone; anzi, diciassette per l’esattezza, perché Wiktoria era al settimo mese della sua settima gravidanza.
Sepolti nel luogo dell’eccidio dai compaesani, costretti a scavare le fosse, dieci mesi dopo vennero esumati di nascosto ed a rischio di rappresaglie per dare loro più degna sepoltura nel cimitero parrocchiale di Markowa: in tale occasione si scoprì quindi che la creatura era quasi nata.
Józef Ulma e sua moglie Wiktoria Niemczak sono stati ribattezzati «i samaritani di Markowa», dal nome del loro villaggio, anche perché, nella Bibbia che fu trovata in casa loro, vi erano sottolineati in rosso proprio alcuni versetti della parabola del buon samaritano, nel Vangelo secondo Luca.
https://europacristiana.com/gli-ulma-una-famiglia-di-martiri-della-carita/
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