Famiglia martirizzata
Crisanto figlio di un certo Polemio, di origine
alessandrina, venne a Roma per studiare filosofia al tempo dell’imperatore
Numeriano (283-284), qui ebbe l’occasione di conoscere il presbitero Carpoforo,
quindi si istruì nella religione cristiana e poi battezzare.
Il padre Polemio cercò in tutti i modi di farlo tornare al
culto degli dei, si servì anche di alcune donne e specialmente della vestale
Daria, dotta e bella donna.
Ma Crisanto riuscì a convertire Daria e di comune accordo,
simulando il matrimonio, poterono essere lasciati liberi di predicare,
convertendo molti altri romani al Cristianesimo.
Ma la cosa non passò inosservata, scoperti furono infine
accusati al prefetto Celerino, il quale li affidò al tribuno Claudio, che in
seguito ad alcuni prodigi operati da Crisanto, si convertì insieme alla moglie
Ilaria, i due figli Giasone e Mauro, alcuni parenti ed amici e gli stessi
settanta soldati della guarnigione, che aveva in custodia gli arrestati.
A questo punto intervenne direttamente l’imperatore Numeriano
che condannò Claudio ad essere gettato in mare con una grossa pietra al collo,
mentre i due figli e i settanta soldati vennero decapitati e poi sepolti sulla
Via Salaria; dopo qualche giorno anche Ilaria mentre pregava sulla loro tomba
morì.
Anche Crisanto e Daria dopo essere stati sottoposti ad
estenuanti interrogatori, furono condotti sulla Via Salaria, gettati in una
fossa e sepolti vivi sotto una gran quantità di terra e sassi.