La Santa Famiglia
ti sorrida dal Cielo e ti benedica!

giovedì 9 agosto 2012

Beato Francesco Jagerstatter (1907-1943)












Sposo e martire

C’è un beato che deve la sua felice collocazione in Paradiso, oltre che alla grazia di Dio, anche alla propria moglie che è riuscita a trasformare il “suo” uomo da un cristiano qualsiasi (e neppure tanto fervente) in un martire
Francesco, figlio di ragazza madre, nasce in Austria nel 1907, frutto dell’amore contrastato e “impossibile” tra una ragazza a servizio in una fattoria e un contadino che lavora nei campi attigui: entrambi troppo poveri per sposarsi, tanto che la famiglia di lei, ad un matrimonio di miseria, preferisce tenersi il bambino. Dieci anni dopo mamma si sposa con il proprietario di una piccola fattoria che lo adotta e gli da il proprio cognome. A 20 anni Francesco va a lavorare in una fattoria della Baviera e in una miniera della Stiria: con i soldi guadagnati, dopo tre anni può tornare in sella ad una moto, la prima del paese, che desta l’invidia degli amici e l’ammirazione delle ragazze, ma ha perso per strada la fede. Simpatico, allegro e festaiolo, ama corteggiare le ragazze del paese e si lascia coinvolgere anche in alcune risse con i giovani delle cricche rivali. Comincia un lungo percorso di riavvicinamento alla fede, ma la vera svolta nella sua vita avviene nel 1935, quando conosce Francesca, che sposa l’anno successivo: cominciano a pregare insieme, la Bibbia diventa loro lettura quotidiana, cercano di “aiutarsi l’un l’altra nella fede”, come ricorda ancora oggi Francesca. “Non avrei mai immaginato che essere sposati potesse essere così bello”, ammette Francesco, che intanto diventa papà di tre meravigliose bimbe. Contadino nei campi che il padre adottivo gli ha lasciato in eredità e per qualche tempo anche sacrestano della sua parrocchia, la sua fede, si nutre sempre più di preghiera e di comunione frequente. I problemi di coscienza cominciano per lui con l’ascesa di Hitler al potere. Ritenendo il nazismo assolutamente incompatibile con il Vangelo e per restare un cristiano coerente non solo a parole, comincia la sua solitaria battaglia di opposizione: rifiuta di fare il sindaco del suo paese, manda indietro gli assegni familiari che lo stato gli dovrebbe, rinuncia anche all’indennizzo per i danni della grandine, fino a convincersi che è peccato grave combattere e uccidere per permettere a Hitler di conquistare il mondo. Prega, digiuna, si confronta con parenti ed amici sacerdoti e tutti gli consigliano di adeguarsi, di pensare alla famiglia, di non mettere a repentaglio la propria vita, mentre lo stesso vescovo di Linz gli ricorda che non è compito di un padre di famiglia stabilire se la guerra sia giusta o no. Tutti, ad eccezione di Francesca. Che, pur sperando in una via d’uscita, non gli fa pressioni, lo lascia libero di seguire la sua coscienza, lo sostiene quando gli altri non lo capiscono o lo avversano.